lunedì 14 marzo 2011

Lo Spazio Assoluto nella Teoria della relatività

Nel post "La Relatività ristretta o... speciale" (a cui rimandiamo), abbiamo fatto una brevissima introduzione alla Teoria della relatività.

Entrando ora più in dettaglio riprendiamo quanto dice Wikipedia:
"L'articolo di Einstein del 1905 rifonda la fisica classica a partire da due postulati, singolarmente desunti dall'esperienza ma che sono tra di loro inconciliabili all'interno degli schemi teorici classici:

-> Primo postulato (principio di relatività particolare): tutte le leggi fisiche sono le stesse in tutti i sistemi di riferimento inerziali;
-> Secondo postulato (invarianza della velocità della luce): la velocità della luce nel vuoto ha lo stesso valore in tutti i sistemi di riferimento inerziali, indipendentemente dalla velocità dell'osservatore o dalla velocità della sorgente di luce.

Il primo postulato è un'estensione di quello di Galilei, mentre il secondo postulato deriva dalle equazioni di Maxwell, secondo le quali la velocità della luce dipende da due valori costanti [cioè dalle proprietà elettromagnetiche del mezzo in cui si propaga]* relativi al mezzo di propagazione e non dal moto relativo dei sistemi di riferimento.

In realtà, come ha spiegato successivamente Einstein, l'unico principio della teoria della relatività può essere considerato in effetti proprio il principio di relatività, o indipendenza delle leggi dal moto relativo inerziale, in quanto l'invarianza della velocità della luce ne è una conseguenza (secondo le equazioni di Maxwell, infatti, la velocità di c è data proprio da una legge ben definita).

Il postulato di relatività ovviamente esclude il concetto di etere, non solo come mezzo che trasmette la luce** (sostituito dal campo elettromagnetico), ma anche come riferimento assoluto***; da ciò consegue che se ogni osservatore inerziale può dire a ragione di essere fermo rispetto ad un ipotetico etere, allora cade definitivamente il concetto di spazio assoluto".
Nota: per chiarire la definizione di campo elettromagnetico vedi il post "Elettro e Magnetismo".

Ciò significa che lo spazio assoluto o etere, inteso come riferimento valido per qualsiasi osservatore, non ha più significato fisico secondo la teoria della relatività (proprio perché ogni osservatore inerziale può affermare di essere in quiete con esso); mentre assume un significato fisico universale la velocità della luce nel vuoto essendo costante per qualsiasi osservatore inerziale.
Nota: per chiarire la definizione di osservatore inerziale vedi il post "Cos'è un Sistema di Riferimento Inerziale?".

(*) Secondo le equazioni di Maxwell "la velocità della luce è legata alle proprietà elettromagnetiche del mezzo (detto etere) in cui si propaga: precisamente alla permittività elettrica ε e permeabilità magnetica μ: c=1/(με)1/2" (vedi Wikipedia). Ora poiché qualsiasi osservatore inerziale può supporsi in quiete con l'etere (non esistendo riferimenti assoluti per il primo postulato) la velocità della luce sarà la stessa per tutti gli osservatori (senza quindi doverla imporre come postulato).
(**) In effetti per definire formalmente un fenomeno ondoso non è necessario introdurre un mezzo di propagazione entro il quale si diffonde l'onda (vedi il post "Ma cos'è una 'Onda'?").
(***) In particolare è stato l'esperimento di Michleson-Morley a decretare la fine dell'etere luminifero come mezzo di propagazione delle onde elettromagnetiche ma anche come possibile candidato di spazio assoluto.

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